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Vino e Finanza: come far crescere l’Impresa Vitivinicola

Bruno Gasperini


Il settore vitivinicolo in Italia e nel mondo sta avendo una crescita davvero importante e con essa aumentano anche i players sul mercato che rendono il campo di gioco e la concorrenza non solo nazionale ma sempre più globale. Le piccole e medie aziende italiane necessitano di strutture in grado di sostenere tale crescita e tale spinta competitiva per non ritrovarsi tagliate fuori da un oceano di opportunità.

Nella maggior parte dei casi essendo un settore fortemente radicato a modelli di business e di gestione tradizionali le aziende non hanno la cultura e la conoscenza adatta degli strumenti che potrebbero permettergli di accelerare questo sviluppo.

La mancanza di cultura imprenditoriale e manageriale adeguata rende difficile anche implementare innovazioni di vario genere a partire dai processi fino alla comunicazione e ai canali distributivi e finanziari. Ad ogni modo per poter innovare, fare ricerca, e crescere sicuramente le Wineries hanno bisogno in primis di fondi da investire in tali attività e spesso questi fondi mancano o non si è a conoscenza dei nuovi strumenti di fundrasing, a parte i soliti bandi europei e similari che molto spesso hanno tempi piuttosto lunghi di erogazione per via della burocrazia e con parametri di accesso abbastanza rigidi.



Proprio a tal proposito diversi studi hanno confermato il dato che le aziende vitivinicole italiane fanno anche poco utilizzo della leva finanziaria, quindi del debito bancario, come strumento di crescita e tendono a preferire la patrimonializzazione, acquistando terreni o comunque investendo principalmente in immobilizzazioni materiali come macchinari, impianti o strutture che rendono le aziende meno flessibili e liquide per via dei costi fissi molto elevati generati dalla gestione operativa e se si è fatto uso del debito per il rimborso delle rate, diventando di conseguenza meno competitive rispetto ai competitors internazionali . Poche sono le aziende che utilizzano la leva finanziaria per investire in attività ad alto ritorno come ad esempio nella ricerca e nello sviluppo, nell’innovazione e nei canali innovativi come il digitale che oggi permettono di abbattere gli intermediari e le costose barriere di ingresso nei mercati internazionali e generano un flusso di cassa quasi immediato a fronte di un investimento minimo. Investire in un terreno non ti permette automaticamente di avere assicurata la vendita del vino ricavato da quel vigneto, quindi investire nel marketing, nella promozione e nella distribuzione è indispensabile per far conoscere il proprio brand e per rientrare dell' investimento sostenuto.



Sui vigneti le alternative al classico acquisto in proprietà sono molte come ad esempio l’affitto, che permette di abbattere incredibilmente le uscite di cassa per l’eventuale rimborso del debito ed evita di immobilizzare capitali e liquidità da poter sfruttare per investire in promozione o comunque attività ad alto valore aggiunto che permettono di rientrare più rapidamente e maggiormente sull’investimento e incrementano notevolmente la crescita, inoltre (sempre in base al contratto di locazione) rendono più snella l’azienda e meno suscettibile a variazioni di mercato, perchè non è rigidamente costretta a dover mantenere la stessa tipologia di vitigno e può tranquillamente variare la dimensione in base alle proprie esigenze.


Per non parlare poi del mercato finanziario. In Italia abbiamo solamente 2 aziende vinicole quotate in borsa con una capitalizzazione di 211 milioni di euro mentre all’estero da inizio 2001 le società quotate sono 50 in 22 borse differenti con una capitalizzazione di mercato di quasi 60 miliardi. Un dato che ci fa capire quanto ancora l’italia sia lontana da questi approcci di finanziamento più internazionali.

Oggi sono molti gli strumenti del mercato di capitali con i quali le PMI del vino possono finanziare la crescita in modo alternativo ed innovativo, di seguito qualche esempio:



I Minibond, Sono strumenti di debito pensati per supportare le PMI nel reperimento di risorse finanziarie sostituendo o affiancando il canale bancario tradizionale.


I fondi di investimento, con il Private Equity, che in italia sono sempre di più e che puntano al made in italy e al settore del Food & Wine e del Lusso. I Private Equity rappresentano un investimento nel capitale di rischio di imprese non quotate, da parte di soggetti professionali. Consiste in un investimento azionario in titoli che non sono liberamente scambiati in un mercato regolamentato.


La quotazione in borsa che oggi anche grazie alla presenza dell’ Aim Italia, mercato dedicato alle PMI, permette grazie a requisiti minimi di ammissione e snellezza nel processo di potersi affacciare con più accessibilità a tale traguardo.

Inoltre, essendo il tessuto imprenditoriale vinicolo italiano composto da tante piccole e medie aziende, iniziative di aggregazione, come consorzi, reti di impresa, associazioni di vario genere e fusioni favorirebbero questo sviluppo oltre alla competitività sui mercati e di certo la finanza può giocare un ruolo importante nella creazione di tali condizioni.

Concludendo, quindi, noi imprenditori del vino dobbiamo essere consapevoli che esistono anche questi mezzi finanziari per dare quell’assetto dimensionale che può essere strumentale alla crescita in italia. La finanza non deve essere più vista come una materia che ha poco in comune con il nostro settore ma anzi come un’utile mezzo di contaminazione e di crescita per rendere l’italia del vino e non solo sempre più forte e presente a livello globale.


A Presto!


Bruno Gasperini, imprenditore e proprietario della Casale Vallechiesa Winery e Fondatore della linea di integratori a base d’uva per sportivi Vitaemin Detox.


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